Atrofia ippocampale prevenuta da esercizi di resistenza in MCI

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 05 aprile 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Nella prevenzione della demenza e nella diagnosi precoce di malattia di Alzheimer assume grande importanza quel disturbo caratterizzato da lieve riduzione prestazionale nel campo della memoria e di altre strumentalità cognitive definito MCI, da mild cognitive impairment, che non necessariamente costituisce uno step iniziale nella progressione verso una compromissione grave, come accade nella neurodegenerazione. Lo studio clinico del disturbo MCI è per questo molto importante, perché può indirizzare il processo diagnostico verso l’accertamento di un lieve decadimento reversibile o verso il rilievo di biomarker di processi dalla prognosi meno positiva.

Attualmente si tende a definire la forma MCI come uno stato di lievi alterazioni prestazionali cognitive con base neurofunzionale totalmente preservata. Anche se, in termini epidemiologici, una diagnosi di MCI corrisponde ad un “aumentato rischio” di demenza; in altri termini, le persone affette da MCI hanno una probabilità maggiore della popolazione generale di presentare demenza al successivo screening. Un aspetto molto importante, al di là di farmaci (memantina su tutti) che risultano efficaci nelle giuste indicazioni e dosi, è la certificazione dell’efficacia e dell’importanza dell’esercizio fisico, che non solo rimane l’intervento non-farmacologico più efficace, ma è in grado di modificare parametri biologici, in senso positivo e in forma naturale, per tempi lunghi[1].

L’impatto dell’esercizio di resistenza (RT, da resistance training) sulle strutture cerebrali, verificabile anatomicamente, non è stato ancora chiarito e misurato con certezza: la sua stessa esistenza come fenomeno generale è stata messa in dubbio. Isadora C. Ribeiro e numerosi colleghi brasiliani e statunitensi hanno realizzato un progetto di osservazione sperimentale per indagare gli effetti dell’esercizio RT sulle prestazioni cognitive e sull’anatomia del cervello nella condizione di MCI. Lo studio mediante testing neuropsicologico e risonanza magnetica nucleare strutturale (MRI, magnetic resonance imaging) ha riscontrato effetti significativi e incoraggianti.

(Ribeiro I. C., Resistance training protects the hippocampus and precuneus against atrophy and benefits white matter integrity in older adults with mild cognitive impairment. Geroscience – Epub ahead of print doi: 10.1007/ s11357-024-01483-8, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: Laboratory of Imaging and Biomarkers in Cognitive Disorders, School of Medical Sciences, Universidade Estadual de Campinas, Campinas (Brasile); Rockefeller Neuroscience Institute, West Virginia University, Morgantown, WV (USA); Department of Neurology, School of Medical Sciences, Universidade Estadual de Campinas, Campinas (Brasile); Neuroimaging Laboratory, Faculty of Medical Sciences, Universidade Estadual de Campinas, Campinas (Brasile); Applied Kinesiology Laboratory, School of Physical Education, Universidade Estadual de Campinas, Campinas (Brasile); Department of Psychological and Brain Sciences, Institute for Neuroscience, Texas A&M University, College Station, TX (USA); Laboratory of Imaging and Biomarkers in Cognitive Disorders, School of Medical Sciences, Universidade Estadual de Campinas, Campinas (Brasile); Memory and Aging Center, Department of Neurology, University of California San Francisco, Sandler Neurosciences Center, San Francisco, CA (USA); Clinical Laboratory, Hospital Israelita Albert Einstein, São Paulo (Brasile); Sport's Psychology and Neurosciences Study Group, School of Physical Education, Universidade Estadual de Campinas, Campinas (Brasile).

A lungo è esistita la convinzione, spesso data per implicita nella ratio delle indicazioni di esercizi motori terapeutici, che l’esercizio aerobico sia il solo a portare reali benefici alla salute e, soprattutto in età avanzata, gli allenamenti con carichi di peso e sforzo erano banditi, sia per la componente di attivazione dei sistemi dello stress, sia per non gravare sul sistema cardiovascolare rischiando di precipitare scompensi o aggravare disturbi non diagnosticati. Accertato che la gradualità, la progressività e soprattutto in ogni seduta la preparazione con esercizi leggeri e numerosi volti ad attivare la regolazione circolatoria e respiratoria in funzione del lavoro muscolare (scioglimento, riscaldamento), ad allungare i muscoli stimolando i fusi neuromuscolari con lo stretching, e così via, consentono di svolgere esercizi di carico progressivi senza un’attivazione rilevante dei sistemi dello stress e senza gravare in modo non tollerato sulla funzione cardiovascolare, si è affermata una concezione diversa.

Mentre un tempo gli studi volti a rilevare effetti molecolari positivi sul sistema nervoso centrale (produzione di neurotrofine, ecc.) si effettuavano valutando il solo esercizio aerobico, oggi si trova spesso il confronto tra regime aerobico, da carico e sedentario. Recentemente alcuni studi importanti, soprattutto per dimensioni del campione e durata, hanno dimostrato che il massimo dei benefici si aveva nel gruppo che praticava sia ginnastica aerobica che tecniche per aumentare la forza.

In questo studio di Ribeiro e colleghi, finalizzato a ottenere una verifica di effetti che giustifichino l’impiego dell’esercizio RT quale terapia per il difetto cognitivo di grado lieve (MCI), sono stati reclutati 44 adulti in età avanzata, con diagnosi di MCI, e sono stati divisi in due gruppi di 22: il primo sottoposto in palestra al regime RT e il secondo non sottoposto a esercizi per fungere da gruppo di controllo. All’inizio e alla fine dello studio, tutti i partecipanti sono stati sottoposti a valutazione neuropsicologica mediante batterie di test standard e all’esame strutturale del cervello mediante risonanza magnetica nucleare (MRI). Sono state impiegare misure ANOVA ripetute. La durata del training di 24 settimane ha un suo preciso valore, perché è superiore alla durata media degli studi volti a valutare gli effetti dell’esercizio fisico ed è appena sufficiente perché si possano avere cambiamenti morfologici del cervello macroscopicamente apprezzabili.

Il gruppo sottoposto a RT ha presentato migliori risultati nella memoria verbale episodica al re-test dopo 24 settimane, cosa non riscontrata nel gruppo di controllo, che ha presentato una riduzione del volume della materia grigia nell’ippocampo e nel precuneo. Il diretto confronto con il gruppo che ha esercitato la resistenza a carichi e sforzi ha mostrato che sia l’ippocampo che il precuneo di destra non hanno patito questa diminuzione volumetrica. Una lieve diminuzione si è riscontrata in ippocampo e precuneo di sinistra, come nel giro frontale superiore di sinistra.

Nell’analisi dell’integrità della sostanza bianca, l’anisotropia frazionale (FA) era accresciuta nel gruppo di RT, mentre era ridotta nel gruppo di controllo. La diffusività assiale si riduceva nel gruppo sottoposto a esercizio di resistenza, aumentando invece nel gruppo di controllo, mentre la diffusività media variava secondo il tratto valutato.

L’esercizio RT ha migliorato complessivamente la prestazione di memoria, ha influenzato positivamente i parametri di integrità della sostanza bianca e ha dimostrato un ruolo protettivo contro l’atrofia dell’ippocampo e del precuneo nella condizione MCI.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-05 aprile 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Basti pensare all’aumento dell’espressione genica di geni in grado di determinare effetti fisiologici benefici per la salute in generale, oltre che per funzioni cerebrali.